venerdì 22 agosto 2008

Cara vecchia Selezione Naturale

Questo simpatico vecchietto è Charles Robert Darwin, un signore che circa 160 anni fa pubblicò una delle più importanti teorie della storie della scienza, la celeberrima teoria della selezione naturale, che ci spiegò benissimo come si era evoluto il nostro pianeta dalla nascita della vita.

Dopo 160 anni lo abbiamo dimenticato (e la chiesa e diversi movimenti teo-con provano anche a cancellarlo) e abbiamo soprattutto dimenticato qual'era il risultato del processo che lui scoprì in natura.

Non ho dato di matto. So benissimo che l'uomo è oramai fuori dalla selezione naturale e che le nostre conquiste tecnologiche permettono la sopravvivenza della maggior parte degli individui ( e lo considero un bene, ci mancherebbe) della specie umana, prescindendo dalle loro capacità o menomazioni fisiche (io stesso non sono più originale e senza la moderna chirurgia del ginocchio dubito che sarei campato a lungo all'età della pietra).
Però le idee che stanno alla base del principio sono universali e si applicano ancora alla perfezione, se confrontate però, sulla base dei moderni parametri del società civile.

Spostandosi nel contesto sociale le teorie di Darwin si possono ancora ritenere valide e sono ancora in grado di indicare la via il miglioramento di una società (città, nazione, continente, scegliete voi la dimensione) e, ancora una volta, se si selezionassero gli individui migliori (magari in base all'intelligenza, ai talenti, all'inventiva) e si garantisse loro maggiori possibilità (non necessariamente la sopravvivenza), si otterebbero società migliori.

In fondo la tanto agoniata meritocrazia (parola con cui si riempiono la bocca tanti, ma che in realtà non vuole nessuno) può essere vista come figlia leggittima e moderna della selezione naturale. Purtroppo la società non è qualcosa di naturale e non ha nessuna voglia di sottoporsi alle regole di mamma natura.

La mancanza di selezione naturale si chiama raccomandazione, si chiama nepotismo, si chiama sopraffazione, e sta agendo deleteriamente su tutti noi. I potenti attuali (siano essi politici o economici) brandiscono questi concetti solo a loro comodo. Il libero mercato, alla base del liberismo (forse un po' passato di moda), è un'altra declinazione della selezione naturale, ma ha la stessa veridicità dell'isola che non c'è.

Quando esisteva ancora un brandello di libertà (condizione naturale) il nostro paese ha prodotto grandi uomini (come Pertini, come l'ing. Olivetti) che erano in grado di farsi largo con le loro idee e che progredivano per sè, ma i cui influssi si propagavano anche agli altri individui.

Adesso si bara su tutto. Adesso ognuno cerca la sua strada per non sottoporsi alla "selezione". Nessuno cerca più la strada di un vero confronto, anche perchè questo vero confronto non esiste per definizione. "Sopravvivono" individui che hanno come qualità la furbizia e la mancanza di scrupoli, la meschinità.

Nei branchi di molte specie esiste un maschio dominante, in grado di propagare le caratteristiche migliori alla prole. Nella società (italiana in particolar modo) esistono dominatori e servi di vario genere. In questo caso però la rincorsa alla successione non passa per il confronto, ma per il lecchinismo, altro processo che porta alla selezione delle menti più deboli.

Probabilemente piace hai più, altrimenti non saremmo giunti a questo punto, ma rendiamoci anche conto che esistono anche nuovi fattori di selezione, primo fra tutti la globalizzazione, che sta già selezionando sul pianeta terra i futuri vincitori. E a perdere sarà l'intero genere umano.

La mancanza di selezione naturale ha distrutto quanto di buono hanno fatto i nostri genitori e nonni, quanto siamo sicuri che potremo tirare avanti in queste condizioni prima di dover abdicare come nazione, se non addirittura come specie?

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