lunedì 4 agosto 2008

La generazione perduta (?)


In un pigro pomeriggio di un lunedì di ferie mi trovo a passare dalle pagine di Repubblica e ci trovo un entusiasmante editoriale di Ilvo Diamanti. (Spero si colga il lato ironico della frase).

Non stimo molto Ilvo Diamanti come sociologo o politologo, preferisco dirlo subito, prima ancora che chi legga arrivi a questa ovvia constatazione. Trovo che sia un giornalista abbastanza fazioso, in grado di argomentare in piena convenienza PD. ( Si vede che la vicinanza editoriale con Scalfari non gli giova).

L'editoriale analizza la sconfitta di Rifondazione Comunista alla luce dell'abbandono dei giovani nel voto alla sinistra radicale, come storicamente avvenuto, perchè:

"... uno dei riferimenti politici più significativi per i giovani. I quali hanno di fronte un futuro aperto. Amano le utopie. Pensano che sia possibile afferrare i sogni. Raggiungere "l'isola che non c'è". E cercano, inoltre, di definire la propria identità tracciando confini netti fra se stessi e gli altri. Contro padri e padroni. Per questo molti giovani hanno guardato alle posizioni più radicali della sinistra (ma anche della destra) con maggiore passione rispetto alle altre generazioni".

Si prosegue sparando qualche cifra che dimostra come i giovani si siano sparpagliati in diverse direzioni privilegiando il Berluska e consociati, quindi Uolter e solo alcuni rimasugli si siano diretti verso le frange estreme (La Destra o la Sinistra arcobaleno), nessuno praticamente apprezza Di Pietro. Il Perchè ??

" ... Naturalmente, la spiegazione più facile è prendersela con loro. I giovani. Sospesi fra precarietà e un mondo di veline e amici, sarebbero stati risucchiati in un nuovo riflusso "conservatore." Per capire il deflusso dei giovani verso la destra e il non-voto, però, è più semplice soffermarsi sullo spettacolo offerto dalla sinistra, riformista e radicale. Il Pd, attraversato da divisioni personali e di corrente. Intorno ai soliti nomi: Veltroni, D'Alema, Rutelli. Marini.".

Credo che il signor Ilvo Dimanti tralasci un bel po' di dati nella sua analisi, nonstante sia titolato e nella posizione giusta per averli tutti. (Consultare la sua voce su Wikipedia per farsene un'idea).
Vorrei personalmente aggiungere qualche elemento alla sua analisi, che mi sembra molto più fondamentale per indirizzare meglio la sua bussola.

Primo fra tutti il crollo verticale dell'istruzione e dell'esperienza partecipativa. Negli anni novanta ero un adolescente e nelle mie conoscenze era impossibile o quasi trovare persone che non avessero un opinione politica perchè era la scuola e il suo ambiente ad importi questo problema.
Molti magari erano più tifosi che elementi pensanti, nel pieno utilizzo del loro libero arbitrio. Ma la scuola era un embrione di società, in cui ci si trovava a discutere e in cui era difficile rimanere neutrali. Certo vengo da un liceo politicizzato (Non il Damiani di Roma ci tengo a sottolineralo), ma non mi sembrava che questo andamento si limitasse al mio piccolo orticello.

Adesso che la scuola è stata significativamente smontata (sia nella sua parte di formazione, che nella parte di preparazione alla società) i soli valori che rimangano sono i video con i telefonini ed un'inquietante rincorsa al minimo comun denominatore di inteligenza.
La Televisione del buon Berluska ci ha progressivamente abituato al peggio, imponendo (complici genitori distratti) come modello il peggio televisivo, in cui il contenuto è bandito, a favore della sola immagine. La metonimia perfetta.

Questo giustifica il successo di trasmissioni come il Grande Fratello(in cui basta essere fighi e non abili per avere successo), le trasmissioni come i "I pacchi" (basta sapere contare fino a venti, aridatece i mega esperti di Telemike), Paris Hilton (esempio sublime di notorietà per vuoto perfetto). Questo imporre un modello alla portata di tutti e rigorosamente senza sforzo, ha vinto e schiacciato qualsiasi necessità di essere, di avere un contenuto, di confrontarsi. Il mio status sociale è definito dalla marca ben in vista sull'elastico delle mutande. Scelta la marca, scelto il partito. In questo nulla il Berluska (altro esempio di vuoto perfetto) ha potuto scorazzare e fare il suo comodo, perchè l'immagine c'era, il contenuto chi lo avrebbe giudicato??.

La più grossa colpa della sinistra (e qui parliamo di PCI, DS , PD, Rifondazione, PDCI, e chi più ne ha più né metta) è quella di aver perso il dominio culturale del paese, di aver lasciato scorrere il pensiero sociale verso l'ipocrisia del singolo, piuttosto che verso l'unione, di idee , di ideali (si potrà ancora usare questa parola), verso visioni prospettiche e globali, capitolando sotto i colpi dell'imperatore dei piazzisti.

Su questo Diamanti ha ragione: solo degli imbecilli di questo livello non hanno capito cosa stesse succedendo, attardandosi nelle loro beghe di cortile, e contribuendo in maniera significativa alla terribile deriva verso cui oramai navighiamo a vele spiegate.
Per la mia generazione è il '92 l'occasione persa, non il 68!!! Qualcuno riuscirà mai a capirlo.

O altri argomenti per Lei, signor Diamanti, ma anche tanti post da pubblicare. A presto.

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