mercoledì 13 agosto 2008

Giochi di prestigio

Le olimpiadi sono iniziate da un po’ giorni e, come da previsione, si è già dimenticato molto del corrollario di polemiche e proteste che le hanno accompagnate.Si pensa solo all’evento sportivo. Qualche telegiornale, complici alcuni attivisti cinesi, il cui coraggio va lodato, si ricorda delle polemiche sul paese ospitante, ma nel complesso non mi sembra che ci sia un grandissimo movimento di denuncia che irrompa sulla scena.

Forse è meglio così. In questo medioevo del dio denaro, alle volte è una necessità, oltre che un piacere, dimenticare che dietro a queste apparenze dorate c’è il putrido della nostra società, e piacerebbe abbandonarsi ad una rilassante normalità. In fondo l’Italia va bene, i nostri sportivi sono dei magnifici esempi di dedizione e sacrificio (e non lo dico con tono ironico).

In fondo lo scopo di tutta la propaganda (preferisco questa parola al più asettico marketing) non è proprio questo?? Se non si può nascondere, perchè stavolta il trucco non è riuscito alla perfezione, si cerca di rimuovere o incanalare, nella peggiore delle ipotesi di stravolgere il senso delle cose, perchè passi un’unica verità di bellezza.

Sono convinto anche che la guerra in atto in Georgia sia stata volutamente orchestrata dalla Russia in questi giorni, perchè avrebbe fatto fatica a trovare spazio nei giornali e telegiornali, nei cuori e nelle menti, con tutto il mondo che guardava da un’altra parte.

Perfetto gioco di prestigio. Lo dicono tutti prestigiatori che la loro illusione, la loro arte, è basata sul far guardare la mano destra, mentre la sinistra esegue il trucco. Guardate la mano con i cinque anelli, mentre l’altra fa le prove di un conflitto mondiale (visto che si tratta sempre di petrolio, per cui prima o poi ci si scannerà come, o peggio, di sessant’anni fa).

Vorrei abbandonarmi solo al pensiero che lo sport è bello, che è bello tifare la propria nazione (e anche questa è propaganda perchè se poi penso al Berluska, tiferei rigorosamente per l’’avversario). Fortunatamente provo ancora schifo per le parole “forza di pace”, usate da Repubblica per parlare dell’esercito russo architetto ed invasore di questo conflitto.

Deve esserci un qualche automatismo nei pc dei pseudo-giornalisti, un’aggiornata ed evoluta
forma di censura che agisce si impossessa della macchina (o forse ha solo sostituito la mente che guida la mano dello scrivano). Scrivi “guerra” e sostituisci con “missione di pace”; scrivi “massacro” e traduci con “inevitabili vittime civili”; scrivi “invasori assetati del controllo di un oleodotto” e sostituisci con "forze di pace".

Come sia fa a trovare un equilibrio, come si possono scindere le due cose, quando la base del gioco è che una nasconda l’altra? Forse vivere sempre in trincea, con i relativi mal di fegato, non è possibile, perchè tutti hanno bisogno di un'oasi di tranquillità, ma è ancora un lusso che ci si può permettere? E forse non mi dovrei lamentare se questo è la sola scomodità che devo soffrire.

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